Al contrario di quanto si possa pensare, per accedere alla pensione di vecchiaia non sempre bisogna avere 67 anni di età. Ecco tutti i casi possibili e i requisiti da rispettare.
Pensione di vecchiaia: cos’è e come funziona
La pensione di vecchiaia è la via più comune per uscire dal mondo del lavoro, una volta raggiunto il requisito anagrafico dei 67 anni sia per gli uomini che per le donne.
Ad ogni modo, a questo primo requisito si aggiunge anche quello contributivo, fissato generalmente a 20 anni.
Non di rado, però, è possibile accedere alla pensione di vecchiaia anche con un numero inferiore di contributi versati o con un’età differente rispetto ai canonici 67 anni.
Ecco quali sono tutti i casi di cui stiamo parlando.
L’uscita tra i 66 e i 71 anni
Come anticipato, rispetto ai requisiti sopraelencati, è possibile riscontare alcune variazioni che riguardano sia l’età pensionabile che gli anni di contribuzione.
Nello specifico, spesso può accadere che un lavoratore abbia già compiuto 67 anni, ma non abbia ancora raggiunto la soglia minima di 20 anni di contributi.
In questo caso, per andare in pensione si dovrà attendere i 71 anni, momento in cui il requisito contributivo si abbassa a soli 5 anni.
Tuttavia, ci sono anche delle situazioni in cui è ammessa l’uscita dal mondo del lavoro a 67 anni, ma con 15 di contributi grazie alle cosiddette deroghe Amato.
Per i lavoratori gravosi, infine, l’età pensionabile resta fissata a 66 anni e 7 mesi, ma sono necessari 30 anni di contributi versati.
